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Federparchi

Squalius lucumonis


Non ApplicabileCarente di DatiMinor PreoccupazioneQuasi MinacciataVulnerabileIn PericoloCREstinta nella RegioneEstinta in Ambiente SelvaticoEstinta

Tassonomia

RegnoPhylumClasseOrdineFamiglia
ANIMALIACHORDATAOSTEICHTHYESCYPRINIFORMESCYPRINIDAE

Nome scientificoSqualius lucumonis
Descrittore(Bianco, 1983)
Nome comuneCAVEDANO DELL'OMBRONE
Note tassonomicheSqualius lucumonis (Bianco, 1983) è specie primaria, moderatamente frigofila, reofila obbligata, r-stratega, apparentemente non manipolata endemica e tipizzante il distretto Tosco-laziale. La sua validità, già riconosciuta a livello internazionale, dalla sua descrizione, è stata confermata in Italia in base a studi genetici e molecolari sulle specie di cavedani italiani (Ketmaier, Cobolli, De Matthaeis & Bianco, 1998; Durand, et al., 1999), e molto recentemente da Silva et al. (2010), che datano a circa 3.5 milioni di anni la sua separazione dai congeneri. Recenti analisi morfo-genetiche e molecolari citogenetiche, eseguite sulla popolazione dei corsi d'acqua secondari del basso Tevere e di altri tre taxa di leuciscinae, in passato ipotizzate come potenziali taxa genitrici di ibridi (cavedano, S. squalus, rovella, R. rubilio e vairone, T. muticellus), hanno confermato la bontà della specie ed i tempi di divergenza da S. squalus (Rossi et al. 2012, Tancioni et al. 2013).

Informazioni sulla valutazione

Categoria e criteri
della Lista Rossa
In Pericolo Critico (CR) A2ce
Anno di pubblicazione 2013
AutoriPier Giorgio Bianco, Vincenzo Caputo, Venera Ferrito, Massimo Lorenzoni, Francesco Nonnis Marzano, Fabrizio Stefani, Andrea Sabatini, Lorenzo Tancioni
RevisoriUZI
CompilatoriCarlo Rondinini, Alessia Battistoni, Valentina Peronace, Corrado Teofili
RazionaleLa specie viene valutata in Pericolo Critico (CR) secondo il criterio A, in quanto si è stimato un declino della popolazione dell'80% in 3 generazioni per declino nella qualità dell'habitat e per introduzione di specie aliene.

Areale Geografico

DistribuzioneEndemismo del distretto Tosco-laziale (Bianco e Ketmaier, 2003). L'areale originario della specie comprende i bacini dei fiumi del versante tirrenico compresi tra i fiumi Serchio e Tevere Attualmente la specie è diffusa, con distribuzione puntiforme molto frammentata, nei bacini idrografici di Toscana, Umbria e Lazio. In Umbria la specie è scomparsa nei corsi d'acqua più grandi (Paglia, Tevere, Nera, Chiascio, Topino), sopravvive solo nel reticolo idrografico secondario, con popolazioni sparse ed isolate, non più interconnesse tra loro (Lorenzoni, pers. comm.). Nel Lazio sono state rilevate piccole popolazioni in alcuni corsi d'acqua secondari del bacino del Tevere: 11 popolazioni locali, poco strutturate e composte da decine di esemplari (Tancioni pers. comm.). In Toscana S. lucumonis è rara od estinta nel bacino medio ed inferiore del fiume Arno, fortemente ridotta e quasi scomparsa nel bacino dell'Ombrone dove sopravviveva con discrete popolazioni solo nel Fosso La Gonna (SI) e nel Merse nei pressi di Petriolo, mentre nell'Arbia è stata sostituita dalla lasca. Estinta nella località tipica: Fosso Lanza, (bacino dell'Ombrone), nei pressi di Campagnatico (GR). Nell'Arno sopravvive con un buon numero di popolazioni. In particolare nel bacino del fiume Arno, in provincia di Arezzo, si possono identificare due popolazioni principali non interconnesse: una (la più consistente) nel tratto casentinese del fiume e nei suoi affluenti (da Capolona a monte fino a Stia), una nel tratto a valle dell'Invaso di Levane e nei principali affluenti (t. Ambra, t. Ciuffenna, ecc.) fino circa alla confluenza con il t. Sieve in provincia di Firenze. Una popolazione isolata è presente nel t. Ascione. La specie è scomparsa dal corso principale del Canale Maestro della Chiana (una discreta popolazione superstite nel t. Castro e sparuti esemplari nel corso superiore del t. Esse di Foiano. S. lucumonis è assente nel corso principale del fiume Tevere, ma è presente (anche se non abbondante) nel bacino del torrente Cerfone e nel suo principale affluente t. Sovara. Piccole popolazioni isolate sono presenti nei torrenti Afra, Nestore e Minimella.

Popolazione

PopolazioneL'estensione dell'area di distribuzione di S. lucumonis risulta in continuo declino. Negli ultimi 10 anni il declino delle popolazioni appare nell'ordine del 30-50%, con un'area di occupazione stimata probabilmente non superiore a 500 kmq (Tancioni pers. Comm.). E' completamente assente dall'intero sottobacino del fiume Nera (Lorenzoni et al., 2010) e il declino appare particolarmente evidente nel bacino del Fiume Tevere, nel bacino medio ed inferiore del fiume Arno, nel bacino del fiume Ombrone e nei bacini minori della costa tirrenica toscana e laziale. Anche nel tratto superiore del bacino del fiume Arno la specie ha subito un certo declino (nell'ordine di circa il 20%), in particolare nel tratto comprendente gli invasi di Levane e di La Penna (dove è maggiore la presenza di specie alloctone), fa eccezione la popolazione del tratto casentinese del bacino dell'Arno, dove la presenza di una serie di sbarramenti invalicabili all'altezza dei comuni di Subbiano e Capolona ha impedito l'espansione a monte delle specie alloctone, garantendo così la presenza della specie nel corso principale del fiume ed un continuo flusso di esemplari da e verso i torrenti tributari (questa è l'unica popolazione che ha fatto registrare un certo aumento numerico nel periodo 2004 - 2012). Nonostante questa eccezione, la specie è in forte declino in tutta la restante area di distribuzione, tanto che si può prevedere una sua futura scomparsa da molte località entro i prossimi 10 - 20 anni.

Dati di campionamento in Umbria:
- è attualmente scomparsa in 4 delle 11 stazioni di campionamento in cui era presente nel 2001, del sottobacino del fiume Nestore;
- è attualmente scomparsa in 6 delle 18 stazioni di campionamento in cui era presente nel 2002, del sottobacino del fiume Paglia;
- i suoi popolamenti sono generalmente sempre abbastanza rarefatti, con densità che difficilmente superano il valore di 0,5 ind/mq e con biomasse areali di 1-2-g/mq, e questo anche quando le popolazioni sono ben strutturate.
Tendenza della popolazioneIn declino

Habitat ed Ecologia

Habitat ed EcologiaSpecie reofila tipica di acque pure e chiare, con corrente sostenuta e substrato misto a roccia, pietrisco, sabbia e ghiaia. Ma anche nei fossi a debole corrente in tunnel di vegetazione. Vive nei tratti collinari e pedemontani montani di piccoli torrenti, dove risulta particolarmente frequente alla confluenza tra gli affluenti ed il corso principale dei corsi d'acqua maggiori. Individui isolati o a piccoli gruppi stazionano anche nelle zone poco profonde a corrente veloce dei fiumi maggiori, ma non si incontrano mai in laghi, bacini artificiali ed acque chiuse e stagnanti. L'habitat tipico della specie è rappresentato da corsi d'acqua di tipo mediterraneo caratterizzati da forti escursioni stagionali di temperatura e di portata che, durante il periodo estivo, possono prosciugarsi per lunghi tratti. In tali condizioni i pesci sopravvivono confinati in piccole pozze perenni fino al ripristino delle condizioni ambientali. Di indole meno gregaria rispetto ad altre del genere, vive solitario o forma gruppi di alcune dozzine d'individui, generalmente di taglia ed età simile. Soltanto durante il periodo di frega, i riproduttori si riuniscono in branchi più numerosi. Generalmente svolge attività durante tutto il corso dell'anno, solo nei periodi invernali più rigidi o durante le forti piene, quando resta nascosto nelle pozze più profonde e tra gli anfratti del substrato. S. lucumonis generalmente vive associata con R. rubilio, B. tyberinus, T. muticellus e P. nigricans, costituendo parte della tipica comunità ittica di torrente del distretto Tosco-laziale. La specie ha dieta onnivora, a composizione variabile secondo l'età ed i cicli stagionali. L'alimentazione comprende insetti acquatici, vermi, molluschi, crostacei, plancton, alghe e detrito organico. La componente vegetale della dieta è meno importante rispetto a quella animale. Gli esemplari di taglia maggiore predano anche larve ed avannotti di altre specie, girini e larve di tritoni. Gli avannotti si cibano di plancton, microinvertebrati, alghe e detrito organico. La frega ha luogo quando la temperatura dell'acqua raggiunge circa 20°C. Il picco massimo si verifica nella tarda primavera (le gonadi raggiungano il massimo sviluppo tra aprile e giugno), ma la presenza di femmine con uova ovariche del diametro di 1,2 - 1,4 mm in esemplari raccolti durante il periodo di frega, indica una probabile frega policiclica con un possibile ulteriore ciclo a fine estate. La riproduzione si svolge in acque basse (10 - 12 cm), correnti e ben ossigenate, con fondale misto a prevalenza di sabbia, ghiaia e pietrisco. La deposizione si svolge in più riprese, con intervallo di alcuni giorni. Per stagione ogni femmina produce alcune migliaia di uova adesive, di colore giallo arancio e dal diametro di circa 2 mm. Dopo la fecondazione le uova aderiscono al substrato fino alla schiusa. Lo sviluppo embrionale è rapido, dipende dalla temperatura dell'acqua e richiede da pochi giorni ad una settimana. Dopo la schiusa le larve giacciono tra gli anfratti del substrato fino al riassorbimento del sacco vitellino. La maturità sessuale viene raggiunta precocemente, sono state osservate femmine gravide di 65 mm TL. La maggior parte degli individui non giunge al compimento del 5° anno di vita e non supera la lunghezza standard di 130 - 140 mm. Specie di taglia medio piccola, dimensione massima segnalata: circa 20 cm TL. La specie soggetta a malattie, batteriche e virali, in condizioni di sofferenza può essere colpita da vari ceppi di funghi. I principali predatori sono rappresentati da varie specie di pesci (Salmonidi) uccelli ittiofagi e serpenti acquatici (Natrix). Nei tratti dei corsi d'acqua dove la vegetazione riparia sia stata ridotta o rimossa, quando i corsi d'acqua entrano in magra, risulta particolarmente dannosa la predazione da parte di uccelli ittiofagi (aironi, garzette, nitticore, ecc.).
AmbienteAcqua dolce
Altitudine
(metri sopra il livello del mare)
Max: 650 m


Minacce

Principali minacceProgressiva riduzione dell'habitat a causa di prelievo idrico per uso agricolo e antropico. Introduzioni di specie ittiche alloctone predatrici e competitrici; predazione da parte di uccelli ittiofagi (trampolieri, cormorani).

Misure di conservazione

Misure di conservazioneElencata in appendice II della direttiva Habitat 92/43/CEE e in appendice III della Convenzione di Berna.

Non esiste alcuna azione di conservazione nei riguardi di questa specie. Divieti di pesca o limitazioni alle catture non hanno senso in quanto si tratta di specie benchè di notevolissimo valore scientifico (separata dai congeneri da circa 3.5 milioni di anni), non desta alcun interesse alieutico. Questo rappresenta certamente un bene in quanto la specie è in gran parte intonsa per quanto riguarda un suo uso nelle transfaunazioni, e quindi un buon indicatore biogeografico da utilizzare per ricerche di filogeografia e filogenesi in genere.

Non esistono interventi fattibili in quanto l'abbattimento delle cause della sua progressiva rarefazione non sono apparentemente attuabili: ripristino delle portate, eradicazione degli alieni, abbattimento degli uccelli ittiofagi ripariali.

Unico freno alla sua futura estinzione, potrebbe essere la creazione di specifici santuari, super-controllati e protetti soprattutto nei riguardi delle ormai rare popolazioni ben strutturate e ben localizzate.

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