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Iucn: «Non solo gli orsi polari a rischio clima»

In un nuovo dossier dell'Unione internazionale di conservazione della natura, le dieci specie più minacciate dal cambiamento climatico. Il monito dell'organizzazione ai grandi della Terra: «Conservare la natura per salvare il pianeta»

15 Dicembre 2009

Dieci specie minacciate più delle altre dagli effetti del cambiamento climatico. Sono, tra le altre, il beluga, il pesce pagliaccio, il pinguino imperatore, l' albero "faretra" (o quiver tree, Aloe dichotoma), la foca dagli anelli, la volpe artica (nella foto di Örvar Atli Þorgeirsson) e il corallo verde (o staghorn corals), e a loro è dedicata una pubblicazione (PDF Species and climate change: more than just the polar bear) che la Iucn ha presentato durante il vertice Onu sul clima. «Gli umani non sono i soli il cui destino si sta decidendo a Copenaghen – dichiara uno degli autori del rapporto, Wendy Foden – ma anche alcune delle specie viventi che più amiamo stanno soccombendo a causa delle nostre emissioni di Co2». Il rischio non riguarda solo le zone polari, dove lo scioglimento dei ghiacci causa problemi a molte specie, ma anche le regioni tropicali (dove l'acidificazione e il riscaldamento degli oceani stanno alterando drasticamente le condizioni degli ecosistemi), e le altre zone climatiche, dove molte specie "bandiera" e non solo si trovano in grande difficoltà. La Iucn lancia dunque un appello ai grandi della Terra riuniti a Copenaghen perché giungano a un accordo vincolante sulla riduzione delle emissioni di gas serra e sulle misure di adattamento al cambiamento climatico. Ma l'appello dell'Unione internazionale per la conservazione della natura è indirizzato anche ai semplici cittadini: «Anche le persone comuni possono contribuire ad evitare queste tragiche perdite – spiega Simon Stuart, della Speciec survival commission della Iucn – Possono ridurre il proprio personale impatto sul clima e chiedere con decisione ai rispettivi governi di intervenire».


E ai governi riuniti in Danimarca, la stessa Iucn chiede di puntare, oltre che sulla drastica riduzione delle emissioni climalteranti, sulla cosiddetta Ecosystem-based Adaptation (EbA), vale a dire sull'approccio basato sulla conservazione e sulla gestione sostenibile delle risorse naturali, allo scopo di mantenere i servizi ecosistemici che la natura stessa fornisce e che rappresentano il nostro principale alleato nel contrasto degli effetti del cambiamento climatico. «La EbA aiuta l'umanità a far fronte a vecchie e nuove sfide ambientali – dichiara Ninni Ikkala, coordinatore del settore Cambiamento climatico della Iucn – e, soprattutto, dà la possibilità alle comunità locali di prendere autonomamente le proprie decisioni e di beneficiarne appieno». All'adattamento su base ecosistemica, la Iucn ha dedicato una pubblicazione specifica (PDF Ecosystem-based Adaptation: a natural response to climate change), che è stata presentata proprio in questi giorni a Copenaghen.